Per la prima volta l’Istituto Filarmonico “Città di Sacile” propone un concerto di musica e parole in occasione delle giornate della Memoria e del Ricordo.
Un’occasione perché la comunità tutta si raccolga in ascolto per testimoniare, con la propria presenza, la volontà di non dimenticare le grandi tragedie del Novecento, onorare i milioni di vittime e impegnarsi perché niente di simile possa accadere ancora.
Sabato 16 febbraio alle 21 la chiesa di San Michele Arcangelo di Sacile ospiterà questo evento che vedrà la partecipazione di una piccola orchestra d’archi e flauti, due cori e un gruppo di giovani lettori.
Lo spunto per organizzare il concerto è emerso dalla nascita del coro di insegnanti che, dopo aver seguito i nostri corsi di formazione, hanno voluto cimentarsi con il canto corale. Abbiamo subito pensato alle Giornate della Memoria e del Ricordo come banco di prova, un’occasione importante e significativa per tutti, che ci consentiva una scelta di brani, sia classici sia moderni, di grande suggestione musicale ed emotiva” .
Vittorio Pavan, direttore artistico della Filarmonica
Le maestre del nuovo coro sono oltre 20 e provengono dalle scuole primarie di Istituti comprensivi di vari Comuni, da Sacile a Caneva, da Cordignano a Maniago. Accanto a loro, un gruppo di voci dell’associazione musicale MusicaGaia di Gaiarine, collaudata partner della Filarmonica sacilese, e il coro degli alunni della scuola Dante Alighieri di San Giovanni di Livenza. “Verranno eseguiti brani di Bach, Kodaly, Jenkins – dice il maestro Vittorio Pavan – ma anche canzoni italiane d’autore (Battiato, Mannoia, De André, Endrigo), che, inserite in questo particolare contesto, diventano momenti di introspezione e riflessione”.
Un concerto di musica, ma anche di parole. Alcuni ragazzi e ragazze, scelti dal gruppo animatori della parrocchia di San Michele e coordinati da Maria Balliana, leggeranno alcuni brani tratti da opere sulla Shoah e sull’esodo di massa da Dalmazia e Istria fra il 1943 e gli anni Cinquanta. Brevi letture tratte da opere di grande forza narrativa come “Essere senza destino” del Nobel ungherese Imre Kertész, “Necropoli” di Boris Pahor e “Verde acqua” di Marisa Madieri.